
Cos’è che rende David Cronenberg un regista tanto affascinante quanto spiazzante? È la sua capacità di esplorare l’umano attraverso il corpo, la tecnologia e, soprattutto, la morte. Il suo ultimo film, The Shrouds – Segreti Sepolti, presentato in anteprima italiana al BAFF – Busto Arsizio Film Festival e ora nelle sale dal 3 aprile con Europictures, ci invita a confrontarci con ciò che c’è oltre, a scavare nel dolore e nella memoria. Ma cosa significa davvero “Cronenberghiano”? Scopriamolo insieme.
Image source: Rolling Stone
Un Incontro Ravvicinato con l’Umano: Oltre il “Mostruoso”
Come ha acutamente osservato Luca Guadagnino, il cinema di Cronenberg non è mai stato realmente sul “mostruoso”, quanto piuttosto su un’esplorazione profonda dell’umanità. I suoi film non rifuggono dal corpo e dalla sua vulnerabilità, dalla sessualità e dalle sue ambiguità, dalla tecnologia e dal suo impatto sulle nostre vite. Ma al centro di tutto, c’è sempre l’uomo, con le sue paure, i suoi desideri e la sua ineluttabile fragilità.
E The Shrouds – Segreti Sepolti ne è la prova lampante.
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The Shrouds: Un Viaggio nel Lutto e nella Memoria
In The Shrouds, Karsh (interpretato da un intenso Vincent Cassel), un imprenditore tech colpito dalla perdita della moglie, sviluppa una tecnologia che permette di monitorare il processo di decomposizione del corpo della defunta. Un modo macabro, forse, ma anche profondamente umano di affrontare il lutto. Ma cosa succede quando il confine tra realtà e finzione si assottiglia? Quando il passato torna a tormentare il presente?
Questo film, più di ogni altro, risuona con l’esperienza personale di Cronenberg, segnato dalla perdita della moglie Carolyn nel 2017. Un dolore che si trasforma in arte, in un’indagine spietata ma compassionevole sulla morte e sulla sua ineluttabilità.
“Penso che il dolore che prova il protagonista sia comune a molte persone, non solo a me,” afferma Cronenberg. “Chiunque di noi, se vive abbastanza a lungo, dovrà prima o poi fare i conti con un certo tipo di dolore.”
Vincent Cassel: Uno Specchio di Cronenberg?
La somiglianza tra Vincent Cassel e David Cronenberg è innegabile. Sarà stato questo uno dei motivi per cui è stato scelto per il ruolo?
“Vincent non è stato il primo attore con cui ho parlato di questo ruolo. So che è difficile da credere, ma è davvero casuale che mi somigli così tanto,” confessa Cronenberg. “Anche se, sapendo che il film era basato sulla mia esperienza personale, da bravo attore qual è ha deciso da subito che si sarebbe ispirato a me anche fisicamente.”
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La Tecnologia come Estensione dell’Umano
La tecnologia è da sempre un tema centrale nel cinema di Cronenberg. In The Shrouds, essa diventa uno strumento per affrontare il lutto, per rimanere connessi con chi non c’è più. Ma la tecnologia è neutrale? O può amplificare le nostre ossessioni, i nostri traumi, la nostra stessa umanità?
Cronenberg non sembra spaventato dall’intelligenza artificiale, anzi: “Credo di aver dimostrato, anche nel mio cinema, che ci sono forme di intelligenza artificiale che stiamo usando da molti anni… Non ho mai pensato di fare un film sull’intelligenza artificiale, per me semplicemente l’uomo è una creatura tecnologica.”
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“Cronenberghiano”: Un Aggettivo che Fa Storia
“Cronenberghiano” è diventato un aggettivo, un marchio di fabbrica. Un termine che evoca immagini di corpi trasformati, di tecnologia invasiva, di un’umanità al limite. Ma cosa significa realmente essere “Cronenberghiano”? Significa forse sfidare le convenzioni, esplorare l’indicibile, mettere a nudo le nostre paure più profonde?
Cronenberg stesso non ama definire i suoi film body horror, ma riconosce l’influenza che il suo lavoro ha avuto su altri registi: “Ultimamente in tanti lo usano a proposito di The Substance e Titane. Ho incontrato entrambe le registe di quei film, Coralie Fargeat e Julia Ducournau, e sono molto felice per il loro lavoro. È come se fossero le mie figlie.”
Affrontare la Morte a Viso Aperto
Come vive la morte, lui che l’ha rappresentata come nessun altro?
“Sa, io sono un esistenzialista,” risponde Cronenberg. “O quantomeno mi considero tale. Tutti noi abbiamo vissuto o vivremo la morte di altri esseri a noi vicini, che siano umani o animali. È una parte cruciale e critica della vita, non le si può sfuggire. E proprio per questo non dev’essere qualcosa di cui non parlare.”
La morte non è un tabù, ma una parte integrante dell’esistenza. Un tema da affrontare a viso aperto, senza paura, senza illusioni. Forse è proprio questo il segreto del cinema di David Cronenberg: la sua capacità di guardare dritto negli occhi ciò che ci spaventa di più.
Image source: La Sicilia
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