
L’attore premio Oscar è il suo peggior nemico in questo dramma criminale di Barry Levinson sulla guerra tra gang degli anni ’50. Ma, nonostante lo sdoppiamento di Bob, si gode solo a metà? Scopriamolo insieme!
Secondo i dati attuali, la Screen Actors Guild conta circa 160mila membri, molti dei quali lavorano regolarmente. Ma quanti di questi sono vere e proprie icone del cinema degli anni Settanta, incarnazioni di un intero genere? Robert De Niro è per i film di mafia quello che John Wayne è stato per i western. Pugile, panettiere, vescovo, giocatore di baseball, poliziotto, rapinatore… De Niro è sinonimo di mafia. Ammettiamolo, a una convention dedicata a De Niro, quanti si vestirebbero come il protagonista di Lettere d’amore?
Quindi, sì, le menti dietro a The Alto Knights – I due volti del crimine, il film di Barry Levinson sul tentato colpo di stato del “capo dei capi” nella New York degli anni ’50, avrebbero potuto scegliere tra una miriade di attori. Ma la domanda era: quale dei due ruoli principali avrebbe interpretato De Niro?
Da una parte, Frank Costello, il grande capo del crimine organizzato. Un uomo di classe, abile negli affari, amante dei tramonti. Dall’altra, Vito Genovese, amico d’infanzia di Costello, tornato in città per riprendersi il suo posto. Ma il mondo è cambiato, e a Vito la cosa non piace. Così, decide di orchestrare un cambio di regime. La situazione si fa sanguinosa.
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Una scelta difficile, no? Il re che difende la sua corona o la testa calda pronta a far casino? La soluzione? Facciamo interpretare a De Niro entrambi i ruoli! Perché no?
È, in fondo, la trovata migliore del film. The Alto Knights inizia con un attentato a Costello ordinato da Genovese e termina con Frank che ricorda i vecchi tempi. La cattiva notizia? Questo sdoppiamento sembra essere l’unico vero punto di forza.
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The Alto Knights vanta un cast di talento: Nicholas Pileggi (Quei bravi ragazzi) ha scritto la sceneggiatura, Dante Spinotti (Heat) ha curato la fotografia, Neil Spisak ha ricreato la Gotham del passato. Ma tutto è al servizio di una riproposizione di un terreno già battuto. Sembra un film pensato per una maratona domenicale su un canale via cavo di seconda categoria.
Saresti contento di assistere a una carrellata di classici del genere, da C’era una volta in America a Casinò? Ti accontenteresti di vedere attori italo-americani vestiti in stile Cosa Nostra mentre Dino, Frankie e Sammy cantano in sottofondo? L’idea di Debra Messing nei panni di Bobbie Costello o di Katherine Narducci nei panni di Anna Genovese ti emoziona? E che dire di Cosmo Jarvis come killer incompetente? Hai mai discusso fino a notte fonda sull’Apalachin Summit?
Se hai risposto “sì” a una di queste domande, questo film potrebbe fare al caso tuo. I fan del genere troveranno pane per i loro denti, con De Niro che offre una meta-analisi della sua carriera da gangster.
La sua interpretazione di Costello è quella di De Niro “la celebrità”: un anziano statista che si gode i frutti del suo lavoro. Nel frattempo, Costello osserva tutti, assicurandosi che i soldi arrivino. Se un’organizzazione criminale ha hotel, ristoranti e un festival cinematografico, questo boss non è lontano dalla realtà.
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Genovese, invece, è il classico De Niro: violento, volubile, pronto a bruciare tutto. Un mafioso della vecchia scuola, per il quale operare fuori dalla legge è l’ideale. Governare con il rispetto e con la paura sono la stessa cosa. Un tempo, sarebbe stato il personaggio perfetto per Joe Pesci. Ora, De Niro lo interpreta imitando il tono nasale di Pesci e adottando la postura di un predatore. È come se il Johnny Boy di Mean Streets fosse diventato un uomo d’affari, aggiornando i suoi abiti ma mantenendo il suo lato imprevedibile.
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Entrambe le interpretazioni suggeriscono che De Niro non si è limitato a fare il compitino. La differenza tra la freddezza di Costello e l’imitazione di Genovese dei vecchi gangster è monumentale. Si capisce perché l’attore abbia apprezzato la sfida di affrontarli in tandem. Ma nemmeno lui riesce a salvare questo film dal torpore. Sembra di essere entrati in un’attrazione a tema mafioso in un parco divertimenti, assistendo alla rievocazione di momenti salienti della storia del crimine. Tolta la natura di De Niro Con: The Movie, non resta che un fantasioso speciale di Discovery. Da dimenticare.
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Questo articolo è stato ispirato e tradotto da un articolo di Rolling Stone US.